Bozza verbale
Conferenza dei Presidenti Sezioni A.N.I.S.N.
Domenica 25 novembre 2001 alle ore
10.00 presso il Parco di San Rossore, Località la Sterpaia, si sono riuniti i
Presidenti delle Sezioni ANISN per fare il punto della situazione associativa e
confrontarsi sulle iniziative più idonee per rafforzare e rilanciare una
attività sempre più importatnte per la nostra scuola e la nostra disciplina.
Risultano presenti: Presidente
Nazionale Prof. Vincenzo Terreni; i Consiglieri Prof. Laura Banchieri, Anna
Carboni, Brunella Danesi, Rita Li Calzi, Sofia Sica, Clementina Todaro; Paola
Turiàco ed i sotto indicati Presidenti o rappresentanti di Sezione:
1. Sezione Campania
Prof.ssa Sofia Sica
2. Sezione Friuli-Venezia Giulia Prof.ssa Elide Catalfamo
3. Sezione Lazio
Prof. Harry Manelli
4. Sezione Liguria Prof.ssa Rosanna Muratori
5. Sezione di Livorno Prof. Bianca Isolani
6. Sezione Lombardia Prof.ssa Fabrizia Gianni
7. Sezione Marche Prof. Fabio Fantini
8. Sezione di Messina Prof.ssa Turiaco
9. Sezione di Padova Prof.ssa Franca Fabris
10. Sezione di Palermo per il Presidente Prof. Andrea Di
Martino Prof.ssa Rita Li Calzi
(segretaria e tesoriere)
11. Sezione di Pavia Prof.ssa Gianna Pagani
12. Sezione Piemonte Prof.ssa Luciana Campanaro
13. Sezione di Pisa Prof. Enrico Pappalettere
14. Sezione di Sassari
Prof.ssa Clara Ferrari
15. Sezione veneto Prof.ssa Pier Paola Setti
Funge
da Presidente Il prof. Vincenzo Terreni e da segretaria verbalizzante, per la
prima parte la Prof.ssa Rita Li Calzi e per la seconda parte la Prof.ssa
Brunella Danesi.
Il
Presidente, prima di iniziare la discussione comunica la presenza, nel nostro
sito, del sito della Sezione di Padova, e la bozza di progetto per accostare
gli insegnanti ai problemi della ricerca..Il progetto pone in collaborazione
l'Università di Torino e scuola coinvolgendo insegnanti ed associazioni come
AIF, DD/SCI, ANISN (All. n.1).
Viene
comunicato inoltre l'impossibilità a partecipare della Sezione Siciliana in
nome del segretario Prof. Adonia.
La discussione è introdotta da
quattro brevi relazioni sotto riportate:
Relazione
Prof. Vincenzo Terreni " "
"
L'attualità dell'insegnamento scientifico e la professionalità docente
" Ultime novità
da parte del Ministero
-
architetture
varie: dall'8+4 al 6+6
-
l'oriario di
cattedra a 24 ore settimanali
Il
progetto di ricerca sulle iscrizioni alle facoltà scientifiche
-
progressivo
analfabetismo scientifico
Professionalità docenti
Elenco sommario di cosa è richiesto normalmente ad un
insegnante.
-
Prpgettare
didattica, curricolare e pluridisciplinare;
-
Individuazione
degli strumenti più idonei all'apprendimento;
-
Esposizione
chiara e comprensibile dell'essenza dei fatti, concetti, idee;
-
Preparazione di
test, loro correzione e attribuzione del punteggio;
-
Valutazione;
-
Individuazione
delle difficoltà individuali di apprendimento e progettazione dei percorsi personalizzati;
-
Orientamento
scolastico;
-
Rapporti con i
genitori;
-
Rapporti con
l'esterno;
-
Progettazione
della linea di sviluppo della scuola;
-
Tutoraggio;
-
Cultura
dell'autonomia
Attenzione alle novità
Commissione
etica, con Cinerini, Drago (il loro
libro è del 2000 Professionalità e codice deontologico degli insegnanti)
Ci sarà anche una Commissione standard professionali?
(il loro libro è del 2001 Cinerini, Drago Insegnanti professionisti Standard
professionali e Ordine degli insegnanti)
Non possiamo restare ai margini
L'insegnamento scientifico come esempio della nuova
professionalità.
Perché la nostra disciplina è un misto
di complessità e concretezza, è difficilmente formalizzabile, ma non astratta,
è complessa, ma non caotica. Il modo di insegnare non può quindi ridursi ad una
semplice esposizione dei contenuti e concetti perché in ogni caso si
tratterebbe di una semplificazione che snatura l'essenza della disciplina. Il
docente di Scienze è quindi obbligato ad usare ogni strumento che gli consenta
di far percepire complessità e fascino come i due elementi essenziali della
natura. Ecco perché è obbligato a fare continue uscite, a coniugare teoria e
pratica, ad invitare ad una continua partecipazione attiva, a rifuggire ogno
metodo ispirato al puro travaso di contenuti che diverrebbero sempre più
distanti dalla realtà.
L'insegnante di Scienze è portato ad usare ogni
strumento didattico e ad inventarsene di nuovi per cercare di portare la Natura
in classe e renderla comprensibile e apprezzabile dai suoi allievi.
Gli insegnanti di Scienze Naturali non
hanno timore dei nuovi compiti che una scuola moderna richiede e non si
sottraggono al confronto con i colleghi e a contribuire all'armonico
funzionamento dei Consigli di classe, è la disciplina stessa che porta al
rispetto degli altri e al confronto. Quello che credo possa temere è un
cambiamento delle finalità dell'istruzione pubblica stassa. Non è possibile
entrare in questa sede nel merito dei provvedimenti che hanno determinato
l'interruzione del processo di riforma e l'inizio di una nuova fase dai
contorni non ancora definiti. E' tuttavia vitale, per la nostra
professionalità, per la nostra Associazione, ma soprattutto per le Scienze
Naturali continuare e rafforzare il nostro impegno didaddico per rendere sempre
più consapevoli i colleghi, ma soprattutto gli studenti e le loro famiglie che
la formazione scientifica e naturalistica in particolare sta alla base della
possibilità di comprensione delle complesse dinamiche della società moderna.
Credo che per raggiungere questo scopo
sia importante adottare anche nuovi strumenti che abbiano discusso nella
giornata di ieri, ma anche proseguire nella strada della collaborazione con le
altre Associazioni disciplinari in particolare quelle a carattere scientifico
che hanno finalità convergenti se non identiche alle nostre tentando di portare
a termine progetti comuni che favorirebbero senz'altro un rafforzamento ed un
allargamento della cultura. "
Al termine il Prof. Terreni mostra perplessità per la
situazione non meglio definita e ricorda che, a metà dicembre saranno
convocati, da parte del ministro, gli stati generali, e forse saremo, come
associazione, chiamati.
Prende la parola il Prof. Manelli
che riferisce del colloquio avuto con il Prof. Bertagna il quale è apparso
confuso e frastornato e da lettura di un documento (Allegato n.1), che, a nome
dell'associazione, ha lasciato, nel quale si mette in evidenza soprattutto la
necessità di un curriculum dalle Scienze naturali a partire dalla scuola
elementare.
Segue
la relazione della Prof.ssa Todaro. "
"
§
Ruolo e
prospettive di lavoro dell'ANISN e delle sue articilazioni territoriali in
regime di autonomia scolastica
Quale politica culturale dell’ANISN per la formazione dei docenti?
Quando nel luglio del 2000
sono venuta a conoscenza del Decreto Ministeriale n.177 per il riconoscimento
delle associazioni disciplinari quali soggetti qualificati per attività di
formazione ,in qualità di Presidente ANISN, ho ritenuto opportuno inoltrare la
richiesta per ottenere la qualificazione dell’ANISN. Il panorama dei corsi di
aggiornamento presentati dalle diverse sezioni appariva ,in particolare a
livello organizzativo, caratterizzato da un profilo strutturale semplice,
informale, talvolta disorganico, ma, stando poi ai risultati che si sono
raggiunti in questi anni, spesso comunque efficace. Dal profilo organizzativo
ho individuato alcuni standard di qualità che quasi tutti i corsi presentavano
e che ho dichiarato nell’istanza per la qualificazione:
-
individuazione di referenti scientifici (Università);
-
non autoreferenzialità dei formatori;
-
controllo del processo di formazione mediante il monitoraggio;
-
alternanza e metodologia di approccio: lezioni frontali, l’uso del laboratorio
nella sua più ampia accezione (sul campo, multimediale, ecc.) lavori di gruppo,
forum in itinenere, ricerca/azione in classe.
La
documentazione prevedeva, tra l’altro, di indicare un corso nazionale o
interregionale per i tre anni precedenti ed il piano di iniziative da
realizzare nell’arco dell’anno 2001. Per i primi si è fatto riferimento al
corso nazionale svolto nell’ottobre ’98 in seno al Convegno di Palermo dal
titolo “Le Scienze naturali nella scuola del 2000”, all’altro corso nazionale,
previsto dal protocollo d’intesa con il MPI, tenuto ad Ostuni nel novembre del ’99 dal titolo “Le Scienze
della Natura e la multimedialità” e, infine, a quello interregionale svolto nei
mesi di ottobre, novembre e dicembre 2000 a Napoli: “Esercitazioni di
laboratorio delle Scienze della Natura”.
Le
attività di formazione presentate per l’anno 2001 sono state: “Le Scienze della
Natura nel riordino dei cicli” tenutosi
a Ostuni dal 12 al 16 febbraio 2001, il Forum telematico dal febbraio
all’ottobre 2001 e il corso nazionale previsto dal protocollo d’intesa con il
MPI svoltosi a Ostuni nell’ottobre 2001.
Il
corso nazionale, in seno al Convegno nazionale ANISN, “Il docente di Scienze
Naturali nella scuola dell’autonomia, la formazione, la didattica e il rapporto
con le istituzioni” tenutosi a Milano dal 28 al 31 marzo 2001; il corso
interregionale di Torino dal dicembre 2000 al gennaio2001 dal titolo “Valutare
o svalutare”; “Il corso interregionale di formazione per insegnanti
sull’Educazione Ambientale” di Pisa, dal novembre 2000 al marzo 2001, corso, e,
infine, il corso interregionale di Trieste “Le Scienze Naturali: dall’analisi
disciplinare alla multimedialità” dall’aprile al giugno 2001, rivolto alle
specializzande della scuola di specializzazione della regione Friuli-Venezia
Giulia.
Nel
maggio 2001 è arrivato il decreto con la qualificazione, anche se provvisoria,
dell’ANISN, ai primi di dicembre verrà effettuata l’ispezione per verificare
quello che abbiamo dichiarato.
Un
modello di formazione
La
qualificazione, anche se provvisoria,è stata vissuta dal gruppo di ricerca come
un’opportunità non soltanto per riflettere sulle modalità di formazione, ma per
ravvivare lo spirito associativo e ripensare alla politica culturale dell’ANISN
anche perché si è convinti che le modalità di fare di formazione rispecchiano
l’idea che abbiamo della professionalità, della funzione docente ovvero delle
competenze del docente
Essa
ha comportato, tra l’altro, una procedura nuova per la nostra vita associativa,
quella cioè del “riconoscimento”, della “certificazione”, da parte del
Presidente, con ragionevole attendibilità, dei corsi di formazione delle
sezioni conformi ad uno specifico modello di formazione preso come riferimento…
Ci si è reso conto che il piano dell’offerta formativa presentata dalle sezioni
ANISN, nonostante siano stati inviati delle linee guida, presentava in generale
anche quest’anno la caratteristica di una raccolta delle singole proposte
individuali delle sezioni e non un piano di formazione che evidenziasse la
“storia della nostra associazione in quanto a ricerca didattica e a risultati
ufficiali raggiunti” .
Cari amici, vista la situazione
associativa, ad esempio nel corso di questi anni il numero dei soci è
diminuito, qualche eccezione si è avuta in merito ad eventi particolari, quali
i convegni, o i corsi fatti per le abilitazioni e sentite (da quando vivo
attivamente il nazionale, una decina di anni) le lamentele riguardanti le poche
o scarse interazioni tra le sezioni e tra queste ed il nazionale, tenterò di
affrontare il problema della formazione da un approccio insolito ovvero dal
punto di vista organizzativo.
Alla domanda “Quale modello di formazione
per l’ANISN” ? Io rispondo, fermo restando la specificità disciplinare, quella
funzionale all’idea, al modello di scuola ,a cui ognuno si riferisce,anche
perché la formazione serve a rinforzare o meno quel modello e funzionale
all’idea , al modello che ognuno di noi ha dell’associazione, perché le
iniziative di aggiornamento/formazione sono quelle che più o meno ravvivano,
sostengono la vita associativa.
L’autonomia scolastica è un dato
fondamentale da cui partire per delineare alcuni criteri circa il modello di
formazione e poi, come vedremo, anche per farci individuare alcuni criteri per
una ri-organizzazione dell’ANISN.
Se accettiamo il modello della
scuola dell’autonomia, appare fondamentale in un corso di formazione il
protagonismo e le capacità progettuali degli insegnanti sia per reinterpretare
le esperienze professionali e culturali, sia per avviare sul territorio ed in
rete progetti di ricerca/formazione.
In questo senso gli
interventi di formazione per tutta la scuola, da quella elementare a quella
superiore, fermo restando la specificità disciplinare,dovrebbero indirizzarsi
soprattutto:
- all’approfondimento delle
tematiche relative alla progettazione curricolare;
- alla consuetudine del
lavoro in equipe;
- all’avvio di rapporti con
le realtà esterne alla scuola;
- all’interazione con il
mondo produttivo.
Se accettiamo il modello della scuola
dell’autonomia, quello della formazione dei docenti deve tener conto degli
standard sopra individuati. Questo significa grossi cambiamenti
nell’organizzazione dei tempi e delle modalità dei corsi di
aggiornamento/formazione dei docenti: i corsi devono prevedere non più soltanto
relazioni anche se prestigiose, ma tempi e modalità per l’autoformazione di
gruppi dei docenti, anche se guidata. Nella scuola dell’autonomia i corsi di
formazione devono assumere un ruolo strategico per dar luogo ad esperienze
significative non solo nell’approfondimento teorico ma anche nella quotidianità
del lavoro scolastico. Con questo contesto i tempi previsti per un corso di
formazione appaiono più lunghi.
L’avvenuta qualificazione ha comportato
anche affrontare il problema della certificazione delle competenze acquisite.
Sono del parere, anche se la disciplina è nuova, che dobbiamo certificare le
competenze. Il problema è in che modo e da chi.
Provo ad indicare dei
criteri per la certificazione delle competenze, dei crediti e di esperienze
formative. Il problema delle competenze professionali è complesso, in ogni modo
quest’incontro è un’occasione di dibattito, delimito il campo all’ambito di
attività in termini di obiettivi/competenze previsti dal corso, e parto dal
presupposto che non esiste l’acquisizione delle competenze una volta per tutte,
che le competenze si evolvono e che esse devono essere sempre contestualizzate
Se si condivide questo approccio dobbiamo “inventarci un esame”, sarà un
progetto didattico, un itinerario formativo, una ricerca sulle tematiche del
corso, possibilmente documentato, e su quello accertare le competenze
acquisite, occorre poi certificarle nella maniera più autorevole possibile, ad
esempio, da un nostro socio che gode di stima e di credito notevole,
possibilmente non coinvolto direttamente nel corso di formazione…
- La ri-organizzazione
dell’ANISN: dimensione collettiva, meccanismo di coordinamento e comunità di
ricerca fortemente radicate nel territorio.
L’applicazione dei suddetti standard non
persegue lo scopo di uniformare e/o standardizzare le iniziative di formazione
delle sezioni, ma ha il fine di fornire una base di partenza per migliorare le
proprie iniziative e nello stesso tempo di disporre di alcuni strumenti per
potersi distinguere “sul mercato della formazione”.
Cari soci non soltanto la
scuola è cambiata ma anche il contesto in cui oggi si muove l’associazione è
completamente diverso da quello di vent’anni e più quando fu fondata
l’associazione. “Il volontariato culturale”, che fin’ora ha sostenuto
l’associazione, non basta più da solo a renderci competitivi sul mercato della
formazione. Quel modello non ci permette più di conseguire gli scopi previsti
art. 2 e art. 3 del nostro Statuto.
Il contesto formativo in particolare è
completamente diverso e come la scuola dell’autonomia è anch’esso è radicato
nel territorio: il riferimento istituzionale non sarà più soltanto il centro
cioè il MIUR (ex MPI tanto per intenderci) ma la Regione. La Regione Lombardia
ha già attivato linee guide e procedure per l’accreditamento e la
qualificazione degli enti e dei soggetti per la formazione, presto tutte le
altre regioni dovranno attivarsi in tal senso. Che sia in atto un decentramento
delle attività formative, mi è stato confermato, anche se in maniera informale
da un funzionario del MIUR, anche in relazione al rinnovo del protocollo
d’intesa.
Bisogna cambiare e fare in
modo che le nostre sezioni possano essere accreditate a livello regionale, come
comunità di ricerca fortemente radicate nel territorio. Questo vuol significare
che l’ANISN deve muoversi come un soggetto unitario e quindi svolgere un ruolo
politico significativo nella misura in cui al nostro interno, le sezioni e per
esse le loro “risorse umane”siano disposte a collaborare alla costruzione di
scelte unitarie per offrire sevizi di consulenza alle scuole, al comune, alla
regione, ad enti e associazioni e con le quali entrare nel gioco politico.
Questo modello di associazione implica
lo sviluppo di una dimensione collettiva, se si vuole che l’ANISN sia riconosciuta
come soggetto qualificato per la formazione dei docenti di Scienze Naturali e
lo si vuole veramente, bisogna rendersi conto che questo modello è del tutto
incompatibile con il permanere all’interno della nostra associazione di spinte
individualiste.
Mi
rendo conto che questo cambiamento non è semplice e tento quindi di costruire
una scala di priorità delle cose da affrontare:
- legittimazione di un gruppo di coordinamento
nazionale: senza nessun meccanismo di coordinamento non si può sostenere la
dimensione collettiva, non si può prescindere dal meccanismo e dai ruoli di
coordinamento soprattutto nella nostra associazione dove, almeno per ora le
risorse umane sono, anche a livello regionale, molto ridotte.Esso rappresenta
uno strumento per gestire la devoluzione in atto ,per affrancarci in un certo
senso, almeno in questo momento non chiaro di politica scolastica, dal MIUR, e
non per finire stritolati dalle numerose agenzie di formazione oppure “usati” e
poi “gettati” dalle università.
Il gruppo di coordinamento, definiti i ruoli
e le funzioni, dovrà provvedere a:
1. un’anagrafe regionale
delle competenze professionali;
2. uno studio dello statuto
in merito all’art. 2 “non persegue scopi di lucro”: per uscire dal volontariato
“puro”, in relazione anche alla possibilità che le collaborazioni si traducano
prima o poi in “committenze” e di utilizzare i fondi strutturali per l’ambiente
(fondi sociali europei)e i fondi delle regioni (POR, Piano Operativo Regionale,
obbligo formativo, educazione degli adulti, formazione post-secondaria, ecc.).
Il gruppo di studio valuterà lo statuto ANISN nel suo complesso in modo che non
possa rappresentare un ostacolo alle iniziative richieste dai cambiamenti in
atto;
3. un gruppo di studio che
analizzi le opportunità offerte dalle regioni, dai fondi sociali
europei,ecc.per per mettere in grado le
sezioni di accedere ai diversi finanziamenti;
4. preparazione di un
pacchetto formativo, partendo non dal nulla ma da esperienze già collaudate o
da migliorare soltanto in modo da favorire le sezioni che lo ritengano
opportuno di interloquire con le strutture del territorio ed offrire consulenza
e sevizi alle scuole, al comune, alla regione, agli Enti dei parchi, ecc.
Naturalmente siamo in un’associazione e
si può non essere d’accordo né sul modello di scuola e neppure su quello appena
delineato per la nostra associazione, l’essenziale è esser chiari e consapevoli
che anche questo momento rappresenta una tappa di un percorso di crescita
dell’associazione e che sta a noi decidere dove andare. "
Segue la relazione della
Prof.ssa Anna Carboni.
La situazione delle Sezioni
ANISN: i numeri aiutano a capire (
Prof.ssa Anna Carboni )
La prima parte della
relazione dell Prof.ssa Carboni riguarda l'ipotesi di cambiamanto dello Statuto
e del Regolamento.
(non
ho ricevuto ancora la relazione di Anna da inserire al presente verbale)
Prende
la parole la Prof.ssa Li Calzi e non potendo, per l'esiguità del tempo a
disposizione, relazionare su " I futuri colleghi: le SSIS come opportunità
di riflessione e radicamento", si limita, allo scopo di migliorare i
rapporti con le sezioni, a proporre quanto segue:
§
Redazione di un
notiziario che riporti l'esistenza dei vari gruppi di lavoro all'interno del
Direttivo (con e-mali di tutti i componenti) e metta al corrente via via delle
attività ed iniziative più significative dello stesso
§
Una sorta di
sportello (per e-mail) disponobile per qualsiasi tipo di consulenza e
suggerimenti utili per gestire la sezione, redigere progetti, suggerire
attività ecc…….
§
Possibilità di
scambio tra le sezioni territorialmente vicine, di esperti ed attività da fare
in comune
§
Maggiore
circolazione delle produzioni più significative riguardo soprattutto la
formazione, realizzate dalle varie sezioni
La
Prof.ssa Li Calzi lascia la seduta alle ore 13,30
Prof.
Gianni (sez. Lombardia): ritengo che il calo delle iscrizioni sia anche dovuto
ad un tempo scuola eccessivo, anche se permane una nicchia che continua a
frequentare i nostri corsi; quest’anno, ad esempio, è stato messo in atto un
corso di aggiornamento sul laboratorio on line che ha avuto un buon successo;
certamente le competenze, soprattutto quelle di tipo organizzativo,
rappresentano un grosso problema: le persone pagano per la partecipazione al
corso e poi devono anche lavorare per la sua organizzazione. Mi sono fatta
carico della pubblicazione degli atti del convegno ma 1600 invii sono
francamente troppi: c’è un forte divario fra il numero degli iscritti al
convegno e quello degli iscritti all’ANISN. Bisogna insistere perché a livello
nazionale vengano emanati chiari standard organizzativi.
Terreni:
bisogna far chiarezza sul problema della pubblicazione degli atti: bisogna
sapere in anticipo che si deve far carico della spesa.
Banchieri:
il protocollo di intesa con i Parchi è stato inviato alle varie sezioni perché
i soci mandassero informazioni ma a tutt’oggi sono pervenute solo 5 schede di
risposta, è chiaro che questo non è un riscontro positivo.
Terreni:
l’associazione si è data tanti compiti, ma, se sono condivisi, ognuno ci deve
lavorare; il direttivo nazionale deve essere supportato dagli iscritti e
l’informazione deve circolare: la posta elettronica offre un grande aiuto
Catalfamo:
La tipologia dell’associazione deve cambiare, è necessario ridiscutere
l’organizzazione statutaria; dobbiamo mettere le associazioni locali in
contatto con le scuole e le altre istituzioni e i contributi provenienti dai
vari sponsor devono essere gestiti in prima persona, per cui è necessario
possedere autonomia amministrativa, codice fiscale e quant’altro., altrimenti
si deve rinunciare ad aver fondi anche ingenti. Se si lavora si ottengono sponsorizzazioni,
ma al momento i finanziamenti devono essere appoggiati alle scuole; si può
invece ipotizzare che i corsi regionali vengano gestiti finanziariamente a
livello nazionale.. Quanto agli atti dei congressi, questi possono essere
pubblicati anche con materiali poveri.
Gianni:
il problema degli atti deve essere chiarito a livello di statuto.
Terreni:
Catalfamo ha ragione, ma un tesoriere non può accollarsi un budget di
150.000.000
Carboni:
Ci si potrebbe trasformare in associazione senza fini di lucro, ma l’unico
vantaggio sono le trattenute fiscali, che non ci interessano, potremmo però
delegare a livello nazionale la funzione di gestire i bilanci delle singole
sezioni
Terreni:
che ha avuto i finanziamenti, giustamente vuole poterli gestire in prima
persona.
Isolani:
Se si vuole sopravvivere bisogna cambiare profondamente, bisogna tornare a
parlare di contenuti e il volontariato deve essere superato, bisogna poterci
proporre come ente di formazione
Sica:
Siamo soli, senza coordinamento nazionale, le strutture sono carenti, ci vuole
un indirizzo nazionale.
Todaro:
ci vuole un gruppo di coordinamento, si può fare un’associazione a pagamento
oppure ci vuole un coordinamento a livello nazionale che deve essere
legittimato: se una sezione fa un buon lavoro, questo deve essere messo a
disposizione di tutti, dobbiamo entrare nel protocollo di intesa ed avere un
quadro di riferimento ben chiaro.
Campanaro:
le cose essenziali da portare avanti sono: coordinamento nazionale, anagrafe
delle competenze, spazio alle sezioni, che si devono poter incontrare più
frequentemente.
Todaro:
tutto questo deve essere discusso dal consiglio direttivo.
Terreni:
La regione Lombardia ha richiesto
un’anagrafe dei formatori. La proposta Todaro era di dare un profilo più
ampio con la formazione di un coordinamento nazionale. Non tutti erano
entusiasti di questa assemblea dei presidenti, ma la cosa mi sembra sia stata
proficua. Le proposte verranno portate avanti nelle sedi previste e il
consiglio direttivo si può anche riunire in modo virtuale, come è successo per
le delibere sui corsi di aggiornamento, in questo modo si risparmiano soldi e
tempo.
Catalfamo:
che funzioni ha il comitato?
Todaro:
c’è esigenza di un gruppo nazionale legittimato; i direttori regionali fanno
l’anagrafe degli enti che fanno formazione e ci sono tanti vincoli, noi
cercheremo di facilitare le sezioni perché siano accreditate a livello
regionale. E’ necessario fare un’anagrafe delle competenze. Le consulenze
possono essere offerte alle scuole, ai docenti, agli studenti, alle università
della terza età ecc. Si possono anche cercare risorse interne. Deve rimanere
una certa libertà di manovra da parte delle sezioni locali, ma anche un
coordinamento nazionale.
Terreni:
Prendendo spunto dalle relazioni, sono emersi i seguenti problemi:
Todaro: Se una sezione ha persone competenti, le può
mettere a disposizione delle altre sezioni, attraverso l’attuazione di progetti
decentrati.
Terreni: Si devono mettere a disposizione di tutti le
risorse di ciascuno, in modo da offrire consulenza alle varie sezioni o a chi
lo richiede, sia per la fase progettuale che organizzativa.
Turiamo:
Ciascuna sezione deve inoltrare protocolli di intesa con le regioni, i
parchi, le ASL; ci dobbiamo proporre come agenzia formativa rivolta a tutti.
Terreni: se il comune, la regione o il provveditorato
vogliono apporre la propria sigla alle nostre iniziative, paga, in questo modo
le persone vedranno riconosciuta la propria professionalità.
Campanaro: Il coordinamento nazionale dovrebbe
suggerire le strade per chiedere concretamente i finanziamenti, in modo che le
sezioni seguiano una metodologia uniforme.
Catalfamo: è anche vero che non si possono dare regole
generali: le associazioni o coordinate o a livello individuale possono
promuovere corsi
Ferrari: Ci vorrebbero anche delle griglie di
autovalutazione da fornire alle sezioni, in modo da avere omogeneità.
Catalfamo: la certificazione delle competenze va fatta
da noi, non da un estraneo: in una parte dell’attestato va attestata la
frequenza al corso, nell’altra le capacità acquisite.
Todaro: non necessariamente il gruppo di coordinamento
deve essere costituito dai componenti del direttivo; ci potrebbero essere delle
persone (2-3) fisse ed altre che ruotano
Carboni: S e vi è interesse a modificare il
regolamento, i dati che ho presentato verranno inviati ai soci in modo che le
varie sezioni li discutano.
La riunione si scioglie alle ore 16